APPUNTI
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In una lettera all’amico Solovine Einstein scrive: “Ciò che ci dovremmo
aspettare a priori è un mondo caotico
del tutto inaccessibile al pensiero. Ci si potrebbe o dovrebbe aspettare che il
mondo sia governato da leggi
soltanto nella misura in cui interveniamo con la nostra intelligenza
ordinatrice: sarebbe un ordine simile a
un dizionario, ma il tipo d’ordine creato dalla gravitazione di Newton ha
tutt’altro carattere. Anche se gli
assiomi della teoria sono imposti dall’uomo, il successo di una tale
costruzione presuppone un alto grado di
ordine del mondo oggettivo e cioè un qualcosa che a priori non si è per nulla
autorizzati ad attendersi. È
questo il miracolo che vieppiù si rafforza con lo sviluppo delle nostre
conoscenze.”
58
L’errore di fondo del pensiero debole (e penso soprattutto a Vattimo) è di credere
che la Verità non sia un
concetto filosofico, ma un concetto storico-politico per forza di cose
relativo, che, presentandolo come
unico e assoluto serve per fondare la supremazia storico-politica di una
determinata cultura che si ritiene
vera in questo senso, e che, in quanto cultura, non può essere assoluta, ma,
semmai, paradigmatica. Invece
chi crede nella verità crede nella sua esistenza che precede pensiero e cultura
e nella potenza del pensiero
di raggiungerla e di fondare una cultura che in essa si rispecchi.
57
Nessuno percepisce di conoscere se non per il fatto che conosce qualcosa,
poiché è più naturale conoscere
qualcosa che conoscere il fatto che si conosce (De Veritate 10,8): bella
affermazione di realismo!
56
La Verità: anche un albero (di Natale) di plastica è un attentato alla verità:
è un falso, non è un simbolo.
55
Il mistero dei numeri
- i numeri sono la rappresentazione delle cose: uno è l’ente, gli altri numeri
la somma o le relazioni fra enti
- i numeri sono idee, qualcosa di reale o nella nostra mente o negli
universali, e diventano simboli, come
attributi degli enti
- i numeri sono i concetti della molteplicità e dell’unità
54
Diritti, principi, interessi, desideri, bisogni
1) Diritto: Sicuramente la parola di cui oggi più si è perso il senso è
“diritto”: si è perso il senso perché se ne
è persa la cognizione del fondamento, anzi se ne teorizza la mancanza di
fondamento. 2) principi: se il
disaccordo è su questioni in cui sono in gioco principi e non interessi: la
loro differenza risulta fondamentale:
gli interessi hanno un prezzo, possono essere contrattati e ammettono punti
medi nel corso del negoziato… i
principi al contrario hanno una dignità e non un prezzo, e di per sé non
ammettono punto medio (Possenti)
quindi i principi non sono negoziabili: non solo esistono principi non
negoziabili, ma tutti i principi sono non
negoziabili. 3) Il bisogno trova soddisfazione in un bene finito, il desiderio
invece ha una estensione infinita,
parla di qualcosa che in qualche modo è irraggiungibile, e come tale ha una
capacità di evocazione
infinitamente superiore rispetto al bisogno. Il trucco del capitalismo
tecno-nichilista è quello di oggettivare
in continuazione il desiderio, mettendogli davanti un bene o una singola
esperienza e donandogli così
l’illusione dell’appagamento. La sfida è riaprire l’orizzonte del desiderio,
liberandolo dalle strettoie
materialiste in cui viene attualmente soffocato (Magatti). Diritto, interesse,
bisogno, desiderio: si deve
ristabilire all’interno dell’ordinamento una gerarchia fra questi termini: un
desiderio non è un bisogno,
anche se può essere più nobile di un bisogno, non ha rilevanza giuridica; solo
alcune categorie arrivano alla
sfera dell’interesse, per cui non tutti i bisogni sono interessi; poi solo alcuni
interessi sono meritevoli di
tutela giuridica, sono cioè diritti soggettivi. Poi ci sarebbe un lungo
discorso sul diritto oggettivo, cioè sulla
legge, e sul suo fondamento, cioè sui principi.
53
Democrazia statistica (Dworkin)
52
Il marxismo ha aperto la stalla, poi i buoi son scappati da sé: evoluzionismo,
scientismo,
nihilismo,relativismo si son potuti affermare perché la porta della stalla era
stata aperta dalla filosofia del
sospetto, dalla trascendentalizzazione della critica della società borghese:
affermando che la Verità è il
puntello della società borghese, si rende la verità non più degna di fede; non
più degna di essere cercata e
non più capace di farsi conoscere: si instaura il regime del relativismo (che
alligna bene nel substrato della
democrazia maggioritaria; nella democrazia maggioritaria la verità non ha voce,
si realizza la sostituzione
della maggioranza numerica alla verità, della somma dei cittadini al popolo:
sembra addirittura improprio
chiamare democrazia una forma in cui il popolo è rappresentato da una
maggioranza: o si riduce lo stato a
una cosa minimale, pura amministrazione, o si fa violenza alla minoranza;
nessuno poi può affermare che la
maggioranza rappresenti la verità: la verità non ha cittadinanza nello stato
dei cittadini, perché la verità è
del popolo, e un popolo è tale in quanto ha una verità condivisa: democrazia in
senso proprio sarebbe
quella in cui si afferma la verità del popolo, in cui un popolo governa
affermando la sua verità –diversa da
quella de tiranno o dell’aristocratico-; ma chi può dire che la verità di un
popolo è meglio rappresentata dal
suffragio maggioritario che da un monarca espresso dalla cultura di quel
popolo? Nei nostri sistemi
democratici elettorali in cui sembra che sia esclusa la scelta di una
filosofia, tutte le filosofie vengono messe
sullo stesso piano, e così facendo si fa la scelta per una precisa filosofia:
il relativismo).
51
I problemi ultimi: il rapporto fra tempo e eterno; libertà dell’uomo e
onniscienza di Dio; l’uomo che è
costretto ad essere libero: anche una non scelta, come quella (propria dei
sistemi democratici moderni) di
non scegliere nessuna filosofia, che diventa scelta per il relativismo, è una
scelta.
50
La filosofia evoluzionista deve rifiutare una delle verità più evidenti e
dimostrate in modo inconfutabile
dalla metafisica: il divenire non si giustifica da solo; chi sostiene la
filosofia evoluzionista e tutti suoi
corollari, tutte le ideologie che ne derivano (nihilismo, materialismo,
animalismo, ecologismo, scienze
umane, ecc. ) non può non essere in mala fede, perché sa che è stato dimostrato
che tutte queste cose non
sono vere. E le verità della metafisica si ritrovano nel realismo
dell’agricoltura, della caccia, dell’artigianato,
della natura.
49
Ma anche quando la musica è triste, dolce è cantarla. Dalla poesia “Teatro
delle selve” di Andrea Temporelli
su Il Sole di Domenica 21 Luglio 2013 pag. 29
48
Jus sequitur vitam, ci insegnano gli antichi
47
Bisogna considerare che la dottrina sociale della Chiesa, in quanto in gran
parte di diritto naturale, è di per
sé sufficientemente giustificata dalla ragione umana; in quanto però viene
proposta dalla Chiesa bisogna
dire che, per essere autorevole, deve avere alle spalle una Chiesa che prega,
che celebra la liturgia, che
crede, che spera e che ama; e che quindi è necessario che ciascun fedele
preghi, pratichi la liturgia, creda,
speri e ami; e che tanto la Chiesa, quanto ciascun fedele siano anche
missionari in questo mondo.
46
“nomen nature hoc modo sumpte uidetur significare essentiam rei secundum quod
habet ordinem ad
propriam operationem rei, cum nulla res propria operatione destituatur".
Boezio. Il corretto concetto di
natura non significa “ciò che esiste", bensì ciò che è "secondo il
progetto di una cosa", ossia il principio
insito in ogni cosa che ne regola lo sviluppo. Aristotele chiamava questo
principio "entelechia". E questo
non è conoscibile dall’evoluzionismo.
45
Ricercando un’armonia fra mondo, pensiero e linguaggio che rispondesse agli
interrogativi
wittgenesteiniani si è vista una via percorribile nella teoria dell’esistenza
immateriale intenzionale delle
forme di Tommaso. Secondo tale prospettiva ciò che rende un pensiero di X un
pensiero di X è la forma di X,
ossia ciò che rende X tale. La forma di X si trova perciò sia nell’oggetto
reale (X), sia nel pensiero di (X). La
forma di X esiste quindi , in modi diversi, sia individuata e materializzata in
X, sia immateriale e universale
nella mente di colui che ha il pensiero di X. Nel primo caso si parla di esse naturale,
nel secondo di esse
intentionale. (Riccardo Saccenti)
Il rapporto fra pensiero e linguaggio si intreccia in tal modo con quello fra
pensiero e realtà così che:
«Alcune parole si comparano al concetto come segni, mentre le cose come ciò di
cui i concetti sono
similitudini». Il rapporto fra oggetti e concetti può essere di duplice natura.
Esso può darsi come rapporto
della misura (res) con il misurato (intellectus), così che il concetto è vero
quando si conforma alla cosa,
mentre la verità di quest’ultima non dipende dal rapporto con il concetto.
Oppure può essere di segno
opposto, cioè rapporto fra misurato (res) e misura (intellectus). È quanto
accade con l’attività dell’intelletto
pratico, che produce le opere d’arte le quali attingono alla ratio dell’arte.
Il criterio di verità del concetto
sarà così quello della conformità non all’oggetto materiale (res),quanto
piuttosto alla sua forma. In tal
modo si conosce la verità o falsità di un concetto. (Riccardo Saccenti)
44
Idealismo: “se lo posso pensare, esiste” - ontologismo: “posso pensare un
essere perfetto, fra le sue
perfezioni non può non esserci l'esistenza, quindi Dio esiste”. – realismo: “se
esiste lo posso pensare”: esse
rei est quoddam lumen eius.
43
Il consumo è stato l’elemento chiave della dinamica economica negli ultimi tre
decenni. Ciò che lei dice può
essere compreso solamente se si interpreta la crisi del sistema capitalistico
come crisi della coscienza e
dunque della libertà. Avviene quando l’idea di libertà che informa i
comportamenti individuali e sociali è
quella di una libertà senza limiti, per la quale le cose sono indefinitamente
plasmabili dalla tecnica. «Crisi» -
economica perché spirituale - vuol dire che quella stagione ha dato quello che
doveva dare….
…Se di quella crisi saremo capaci di dare una interpretazione storica, se cioè
capiremo che cosa è realmente
avvenuto. La stagione che si conclude sotto i nostri occhi, segnata da quella
che chiamo «esperienza di
massa della libertà», ha significato per il 90 per cento della popolazione
dell’occidente l’accesso al
benessere materiale, alla democrazia politica e a un pluralismo culturale mai
visti nella storia. Ma l’uomo,
ecco il punto, si porta sempre dentro grandi ambivalenze. Così, la pretesa di
un io che, grazie alla tecnica, si
pensa onnipotente ha rovinato tutto o quasi. Abbiamo pensato di poter escludere
la domanda di senso
dell’uomo, culminante nella religione, prima dalla sfera individuale, e poi
dalla sfera pubblica, provocando
la reazione uguale e contraria dei fondamentalismi che si sono manifestati in
questi 20-30 anni. L’esito
paradossale è che con la caduta del senso le società mature e benestanti non
hanno più saputo cosa fare di
quella libertà che hanno conquistato in mezzo secolo di storia….
Il bisogno trova soddisfazione in un bene finito, il desiderio invece ha una
estensione infinita, parla di
qualcosa che in qualche modo è irraggiungibile, e come tale ha una capacità di
evocazione infinitamente
superiore rispetto al bisogno. Il trucco del capitalismo tecno-nichilista è
quello di oggettivare in
continuazione il desiderio, mettendogli davanti un bene o una singola
esperienza e donandogli così
l’illusione dell’appagamento. La sfida è riaprire l’orizzonte del desiderio,
liberandolo dalle strettoie
materialiste in cui viene attualmente soffocato.
(Mauro Magatti)
42
Fase Contro Effetti
Prima fase: statalizzazione –
nazionalizzazione
Autonomie locali
Principio di sussidiarietà
Corpi intermedi
Famiglia
Perdita delle capacità di
organizzazione
Sistema dello spreco
Sistema della corruzione
Sistema assistenzialistico
Secondafase:
europeizzazione –
immigrazione
Identità nazionale
Tradizione
Tradizione cristiana
Perdita di identità
Perdita di unità del popolo
Perdita della possibilità di
decisioni economiche
autonome
Terza fase:
globalizzazione
Sistema economico della
piccola impresa
Crisi economica
Sradicamento
Omologazione
Forse la conclusione da trarre è che non è più possibile essere italiani in un
mondo globalizzato; e poi è da
chiedersi se sarà ancora possibile essere cristiani e in che modo (collegamenti
con la teoria secondo cui
l’arretratezza dell’Italia sarebbe collegata al fatto che non c’è stata la
riforma protestante?). Per mezzo
dell'economia si ricattano tutti quelli che non seguono il politicamente
corretto, ovvero il modello
scandinavo, e l’economia ti strizza come una garrota, fino a soffocare chi non
la pensa come loro. Tutto
questo forse è sempre esistito, ma a livelli più localizzati e quindi con
modalità che lasciavano spazio alle
tipicità. Ora il mondo globale degli scambi economici e speculativi cerca di
annullare le nazionalità e le
particolarità, imponendo un modello economico e tagliando i viveri a chi a
quello non si adegua, e facendo
in modo che questo modello economico diventi anche un modo di produrre, di
lavorare, di vivere a tutti i
livelli, annullando le culture locali per imporre una cultura globale.
Naturalista, materialista, statalista,
democraticista, buonista, ambientalista, animalista in cui l'uomo deve essere
annullato. Pian piano si avvera
il sogno di Nietsche, Marx e Freud di annullare l'uomo: finora le resistenze
sono state le culture nazionali e
le tradizioni locali: ma ora si tagliano tutte le radici.
41
In un mondo globalizzato bisogna difendere con più energia le identità e le
tradizioni, sennò finisce tutto in
una grande melassa insignificante e disumana.
40
Che chi ha trovato la falce abbia il compito di raccogliere il grano (Peguy)
39
San Bonaventura: l’itinerario della mente in Dio: la visione del Serafino alato
in forma di crocifisso: le sei ali
del alfa e omega; come per mezzo di uno specchio/come dentro uno specchio:il
numero sei: i giorni della
creazione, i gradini del trono di Salomone, le sei potenze dell’anima: senso,
immaginazione, ragione,
intelletto, intelligenza, sinderesi). Le cose esteriori: sensibilità
(conoscenza di Dio nelle sue orme nel mondo
sensibile…); lo spirito, cioè la mente in sé (per mezzo della sua immagine
impressa nelle potenze naturali
dell’anima/ nella sua immagine rinnovata dai doni della grazia …); la mente che
si eleva spiritualmente
sopra di sé (conoscenza dell’unità divina per mezzo dell’essere, suo nome
principale/conoscenza della
beatissima trinità per mezzo del suo nome che è il bene)
38
L’educazione appartiene alla Chiesa in maniera sopraeminente per due titoli di
ordine soprannaturale:
l’espressa missione ricevuta da Gesù: andate e ammaestrate tutte le genti; e la
maternità soprannaturale:
Dio Padre, la Chiesa madre. La famiglia ha direttamente dal Creatore la
missione e quindi il diritto di
educare la prole: diritto inalienabile perché strettamente congiunto con lo
stesso obbligo, diritto anteriore a
qualsiasi diritto della società civile o dello stato, e quindi inviolabile da
ogni potestà terrena. L’intervento
dello stato nell’educazione non è primario ma sussidiario (Pio XI: Divini
illius magistri (1929)
sull’educazione).
37
L’egualitarismo - e considero questa definizione come capitale - rappresenta la
caricatura e la corruzione
dell’armonia e dell’unità sociali. Ogni seria critica dell’egualitarismo
implica dunque uno studio preciso delle
condizioni di quell’armonia e di quell’unità. Non si può definire una malattia
se non in funzione della salute
(Gustave Thibon, «Ritorno al reale. Prime e seconde diagnosi in tema di
fisiologia sociale», Effedieffe
edizioni, 1998 (capitolo XV).
36
Punto uno: le cristianità, intese come "una forma sociale (culturale,
civile, umana, temporale, storica), che
risulta da una intersezione positiva fra Vangelo e cultura" (Vittorio
Possenti, pag. 226) sono esistite nella
storia; e il loro ritorno non è da considerare impossibile. Sicuramente sarà un
ritorno, non una ripetizione,
perché non si potrà certo ricreare la cristianità medievale, o quella barocca,
o altre, ciascuna con i suoi
precipui caratteri, ma una diversa cristianità confacente a un diverso periodo
storico. Anche perché "una
fede trascendente non può identificarsi con alcuna civiltà" (Possenti,
pag. 240). Secondo Maritain "La
parola cristianità designa un certo regime comune temporale le cui strutture
recano, a gradi e secondo modi
del resto molto variabili, l'impronta della concezione cristiana della vita.
C'è una sola verità religiosa, c'è una
sola Chiesa cattolica, possono aversi alcune civiltà cristiane, alcune
cristianità diverse" (Maritain,
Umanesimo Integrale, pag 171). Aggiungo: il fatto che sia possibile impegna il
cristiano che opera nella vita
civile a cercarla: la forma di carità a lui propria sarà l'offerta di questa
prospettiva agli uomini, nella
considerazione che, in una società ben orientata, sia più facile salvarsi che
in una società in cui la morale
cristiana viene ignorata o volutamente disapplicata.
Punto due: la cristianità non è stata e non sarà la società cristiana perfetta:
non si può dimenticare la
fragilità umana, e il peccato originale, per cui la città celeste, nella sua
perfezione, può essere l'immagine
che ispira la città terrena, ma questa non raggiungerà mai la piena
realizzazione di quella, perché la
Gerusalemme celeste scenderà dal cielo e non salirà dalla terra: il perfettismo
è l'errore del razionalismo
illuminista (e non solo illuminista), da cui sono contagiate purtroppo anche
larghe frange di cristiani, per un
motivo o per un altro.
Punto tre: la cristianità non sarà ovviamente la società in cui tutti saranno
cristiani, ma sarà ispirata dal
cristianesimo e vi potranno convivere tutti gli uomini di buona volontà, in
nome della comune natura e
della ricerca del bene comune. Anche perché la verità è una sola. Ciò non
toglie che ogni cristiano ha il
dovere di annunciare il Vangelo e di cercare la conversione dei non credenti,
proprio per loro amore e per
amore della loro salvezza.
35
Come tutte le idee, anche quella di una società cristianamente ispirata,
rischia di cadere negli eccessi
opposti: l'eccesso di coloro che pretendono di ricostruire una società
costantiniana, che certo non è
storicamente possibile; l'idea di coloro che ritengono il mondo destinato alla
perdizione e cercano la loro
salvezza al difuori da esso. Entrambi questi eccessi portano alla fine al
disimpegno e a trascurare la vita
civile: o per eccesso di ottimismo o per eccesso di pessimismo. Una terza
posizione è quella che definirei
pelagiana, propria di un mondo laico e scientista, secondo cui l'uomo sarebbe,
senza l'aiuto di alcuna
religione, capace di realizzare la buona società; ma anche di questa idea è
facile constatare la debolezza
nelle realizzazioni storiche che ne abbiamo sotto gli occhi. Il suo grave
limite sta nel non considerare la
religione rilevante per la vita civile, religione che invece è, come la ragione
e tutto il resto, costitutiva della
persona umana.
34
Indagare il rapporto fra creazione e realismo; il realismo discende dalla
considerazione della creatura, che è
data; è prima che noi la consideriamo.
33
l'uomo e la sua datità, creaturalità; il mistero/miracolo di una creatura
creata libera: il pessimismo (San
Francesco) e l'ottimismo (Pico della Mirandola): "in mano al suo
consiglio".
32
Oggi, nelle democrazie moderne, il diritto non si fonda più sulla natura ma
sulla politica
31
È noto perfino in biologia: condizioni troppo favorevoli non sono vantaggiose
per gli esseri viventi. E oggi è
nella vita della società occidentale che il benessere ha cominciato a rivelare
il suo volto funesto. (Aleksandr
Isaevič Solženitsyn).
30
Obbedienza ai segni del reale; questa è la prima regola della morale (Charles
Peguy)
29
Vedi Coscienza n. 5/2011 a pag 40 sg, articolo di una certa Marta Margotti
dell’Università di Torino: la resa!
Così “come le forme di organizzazione delle comunità religiose e le relazioni fra
istituzioni politiche e
istituzioni religiose sono sottoposte a continue trasformazioni, con il passare
del tempo variano anche i
modi di percepire il legame col trascendente da parte dei singoli e dei gruppi,
tanto da modificare i
contenuti stessi della fede, quasi sempre presentati ai fedeli e creduti dai
fedeli come immutabili”. Il
cristianesimo cambia per la crisi del principio gerarchico e per le istanze
umanitarie, per la circolazione delle
istanze democratiche; per la soggettività e il primato dell’individuo, il
pluralismo delle culture, per gli effetti
della globalizzazione, ecc: “viene messa in questione la sostenibilità
teologica del cristianesimo”; cosa
rimane della verità nelle società pluraliste? > non soltanto una chiesa in
cambiamento, ma una fede in
cambiamento. “Oggi si chiede, più che una cittadinanza responsabile, una
cittadinanza interrogante;
sollecitare la capacità di critica verso il potere che schiaccia l’umanità, più
che attardarsi nella definizione di
valori non negoziabili. Non è importante la meta, ma il cammino”… di fronte a
questo, meno male che Papa
Benedetto resiste, ed è ancora capace di mettere in guardia contro la
distruzione del cristianesimo!
28
l’Occidente cristiano (scristianizzato), nel quale operano due diverse opzioni
intellettuali: da una parte,
l’opzione del realismo metafisico (che parte da Vico e giunge fino a Bergson,
passando da Rosmini e
Newman), dall’altra quella dell’immanentismo (che ha inizio col razionalismo
cartesiano e si conclude con
l’idealismo di Hegel e di Gentile). Il realismo metafisico è un pensiero
sostanziato di logica aletica: esso
infatti àncora la verità alla trascendenza gnoseologica e ne individua la fonte
nella Trascendenza
ontologica, vedendo pertanto nella realtà creata una razionalità che ha origine
trascendente (l’idea divina)
e per questo è norma per la verità dell’agire umano (la “legge naturale”);
questa opzione, minoritaria ai
nostri giorni, si riconosce nella tradizione classica e medioevale ma è anche
fiera della propria capacità di
creare nuove prospettive, ivi compreso l’ideale politico o “utopia” (Tommaso
Campanella, Thomas More) e
l’ermeneutica storica come “scienza nuova” (Giambattista Vico). Invece
l’immanentismo (tanto nella
versione iniziale, che era stata quella razionalistica, che nella versione
finale, che fu quella idealistica) è il
pensiero della rivoluzione, della rottura con la tradizione, dell’abolizione di
ogni fondamento oggettivo per
l’etica, della pretesa di dare origine a una nuova umanità e a un nuovo mondo,
come opera delle mani
dell’uomo. Ogni aspetto teoretico e pratico dell’immanentismo – la
secolarizzazione, l’ateismo, il relativismo
o il formalismo morale, il nichilismo, la deriva totalitaria - ha la sua
giustificazione ultima nell’opzione
gnoseologica, in quella che Carlos Cardona chiamava l’opzione intellettuale;
per contro, ogni critica di quelle
forme di immanentismo che prima citavo non può avere successo se non giunge a
criticare il nucleo
gnoseologico dell’opzione (mons Antonio Livi)
27
La domanda di Paolo Nepi: la democrazia è capace di garantire i valori su cui è
stata fondata?
26
La partenza della modernità da Cartesio; sì, però ci sono delle permanenze che
risalgono molto più indietro
e che sono linee di pensiero che si sono continuate in aspetti del pensiero
moderno: Epicuro e il caso: il
mondo nato dal caso, non si è realizzato nell’evoluzionismo moderno? e il suo
modo di vedere gli dei del
tutto disinteressati da quel che avviene nel mondo, non è l’atteggiamento
moderno di confinare la religione
in una credenza che non rileva nel mondo esterno al soggetto, in un fatto
puramente privato? E poi il
nominalismo, l’empirismo di Ockham, non si perpetua nel moderno empirismo? Come
fai, in una
concezione nominalistica a trovare posto al concetto di partecipazione? Dio
resta irraggiunto e
irraggiungibile, alla fine non ha un ruolo nell’andamento delle cose del mondo
e dell’uomo. Cartesio sposta
la centralità dalla natura all’uomo, dall’oggettivo al soggettivo, dall’essere
del mondo esterno all’essere del
pensiero; e apre la strada alla rivoluzione tecnologica che si basa sulla
trasformazione del mondo da parte
dell’uomo, ma se non ci fosse stato Ockam, sarebbe stato possibile Cartesio? E’
possibile Cartesio in un
mondo in cui vige il concetto di partecipazione?
25
Don Pineschi: il rischio concreto della scristianizzazione dell’Europa: come è
successo in altri luoghi (il
Medio Oriente, la Palestina, l’Anatolia) dove ogni traccia del passaggio del
Cristianesimo è stata cancellata
dalla cultura e anche dal paesaggio: la spianata del Tempio di Gerusalemme, su
cui sorgono due moschee: il
pianto di Gesù su Gerusalemme. Il pianto della Madonna sull’Europa a
Medjugorije.
24
Giorgio Petracchi: 1) la riforma della chiesa come ragione del risorgimento: il
modernismo; sotteso c’è il
tema del protestantesimo: la teoria secondo cui l’arretratezza dell’Italia
sarebbe collegata al fatto che non
c’è stata la riforma protestante: il modernismo, il giansenismo (vedi punto 3).
2) l’accento posto sul
romanticismo, che Alleanza Cattolica non valuta, e che fa del risorgimento un
fenomeno non direttamente
collegato all’illuminismo, ma lo avvicina all’idea di nazione, di lingua, di
ideali condivisi da un popolo, contro
la concezione illuminista di una razionalità imposta dall’alto; poi il
collegamento al romanticismo rivaluta il
rapporto col medio evo, in una ricerca di radice popolare e religiosa. Manzoni
(1821: una di lingua di patria
d’altare), Foscolo (Jacopo Ortis). 3) il riferimento a Pistoia e allo scisma
ricciano, visto come exemplum del
movimento italiano: secondo la Valbonesi questo non regge… E forse ha ragione.
23
Che importanza può avere la debolezza, l’imperfezione, la corruzione della
Chiesa di fronte al messaggio
della “vita divina”, di cui è l’unica depositaria; e fa impressione come anche
i pastori più discutibili sul piano
personale siano stati nel complesso fedeli al messaggio di cui erano
depositari. Veramente Dio si serve della
nostra debolezza per trarne cose grandi. Vedi la novella del Boccaccio su
“Giannotto da Civignì”
22
Oggi, la malattia che più colpisce la Chiesa è il buonismo; il buonismo, come
tutti gli ismi, è la
degenerazione di una cosa buona.
21
Che cosa fu per me Papa Giovanni Paolo II? Il suo avvento a pontificato fu la
percezione viva del soffio dello
Spirito su una Chiesa e un mondo assopiti e confusi, feriti da eventi
traumatici come la gaia rivoluzione del
’68 e le follie del post –concilio, che avevano messo in ombra tutto quanto
sapeva di soprannaturale. La sua
esortazione: non abbiate paura!, il suo rimettere al centro Cristo, il suo
ricordare all’uomo la dignità di figlio
di Dio, destinato alla Vita, e anche la sua capacità di rendere la Fede e la
Chiesa significative per il mondo,
hanno rigenerato la Speranza, hanno cambiato l’orizzonte.
20
Dal solstizio d'inverno all'equinozio di Primavera; dai primi sintomi di
risveglio, all'esplosione della natura:
dal Natale alla Pasqua ... quanti significati, che si stratificano l'uno
sull'altro: come si fa a dire che i tempi
sono tutti uguali? forse perché il lavoro ci appiattisce su giornate una uguale
all'altra. Ma guardiamo il
lavoro più naturale, quello dell'agricoltore, che è scandito dai tempi e dai
tempi dipende: l'agricoltore non
può essere indifferente alla successione dei tempi! è la natura che lo plasma,
che ne forgia il pensiero. E, su
un piano più elevato, i tempi non possono essere tutti uguali, perché la Festa
è un tempo speciale, in se
stesso diverso dal tempo ordinario; e ti sollecita ad elevarti al disopra
dell'ordinario: anche col rischio, se
si pensa veramente al significato della Pasqua cristiana, delle vertigini... Ma
corriamolo questo rischio, per
essere uomini fino in fondo! non tiriamoci indietro!
19
"Mi colpiva Del Noce perché mentre i filosofi cattolici del tempo avevano
tutti il problema dell’esistenza di
Dio, o del fondamento, Del Noce del fondamento e dell’esistenza di Dio si
occupava pochissimo: il suo
problema era diverso: l’uomo è un essere che basta a se stesso o è un essere
che è bisognoso di redenzione?
perché se l’uomo basta a se stesso, che Dio esista non esista non ha
un’importanza decisiva; invece se
l’uomo è bisognoso di Dio, l’ipotesi che Dio esista è l’ipotesi più
interessante che ci sia: e non so se è vera o
no ma vale la pena di approfondirla. E se ho qualche segno che mi fa pensare
che forse Dio c’è, allora potrei
scommettere la mia vita sull’ipotesi che questo Dio ci sia" (Rocco
Buttiglione)
18
Tutte le cose hanno una natura – questa natura ha una storia (gb vico)
La Verità non cambia, cambia la nostra percezione di essa (cantoni)
Ex relatione; ex ratione; ex experientia.
Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu: la storia è il luogo
dell’esperienza.
17
Che significato può avere per noi una disastro come quello del terremoto in
Giappone del 10 marzo?
Soprattutto ci dice che tutto quello che l’uomo costruisce sulla terra è
soggetto a corruzione, è provvisorio
e corruttibile. L’uomo che ha una dimensione spirituale che va oltre la
corruzione, ha bisogno di una cura,
di un conforto che sia commisurato a questa dimensione spirituale; un conforto
che rimanesse nella
dimensione corruttibile non potrebbe appagarlo.
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Viene proprio lo sgomento! Sembra che oggi le uniche mete da raggiungere
riguardino i matrimoni gay e le
relative adozioni, i diritti degli animali, i diritti degli immigrati; tutto il
resto è buio… è proprio la corsa verso
l’autodistruzione; questa civiltà sta implodendo e accadrà qualcosa di grave:
siamo come alla fine
dell’Impero Romano: i barbari, la decadenza dei costumi, il rilassamento morale
e intellettuale: ci sarà un
altro Boezio? Un altro Cassiodoro? Un altro Benedetto?
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Un’etica della persona e delle virtù in vista di una ricompensa ultraterrena;
un’etica esistenzialista del
rispetto dell’altro, come condizione di possibilità di convivenza. Poi forse i
comportamenti potranno anche
sovrapporsi. Vedi De Veritate q.28. Ma la differenza è grande. “ogni volta che
avrete fatto questo al più
piccolo dei vostri fratelli, l’avrete fatto a me”: dietro il volto del prossimo
c’è il volto di Dio, c’è la Verità di
Dio, non le verità del mondo. Trascendenza e immanenza. La sola differenza è
fra trascendenza e
immanenza.
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L’amore e il pensiero: la concezioni di Dio: amor che move il sole e l’altre
stelle oppure noesis noeseos
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Se son rose fioriranno: si dice delle situazioni di cui si aspetta
l’evoluzione, per vedere se corrispondono o
meno alle aspettative che in esse sono riposte. Ma questo detto ha anche una
valenza profonda: è indice di
una mentalità serena e fiduciosa, che presuppone l’esistenza di un ordine nella
realtà, secondo il quale ogni
cosa tende naturalmente a passare dalla propria potenzialità alla piena
realizzazione di se stessa. Infatti,
come il fiore è la piena realizzazione della rosa, ogni ente ha in sé le
proprie possibilità, e solo quelle, per
cui ha già in sé il cammino della propria perfezione.
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L’idea di una possibilità indefinita, che, come vedremo, è sottesa alla teoria
evoluzionistica, è segno della
perdita di una visione interale, e si manifesta in un’attitudine del pensiero
che privilegia il tema del primato
della possibilità: a questa si oppone l’adagio scolastico “potentia
specificatur ab actu”: in una retta visione,
il possibile “non ha senso se non è possibilità di qualche cosa”. Così siamo
richiamati a meditare che 11
11
“Principio e fondamento/ di tutto ciò che è/ o che può essere/ è Dio altissimo”
(Mons Mario Leporatti, Il
Messia, pag. ). La precedenza della forma rispetto al vivente limita il campo
delle possibilità del processo
evolutivo: l’evoluzione non è un processo governato dal caso, ma da regole
poste alla base della creazione,
per cui sono possibili solo quegli eventi che significano la realizzazione di
un cammino dalla potenza all’atto.
Viene così garantita la razionalità e l’intelligibilità dell’universo. Nel caso
della teoria sintetica
dell’evoluzione, ogni forma è possibile, nel bizzarro incrociarsi dei fattori
biologici; salvo l’eliminazione per
selezione di quelle forme che si rivelano poco vantaggiose. Non c’è la fiducia
nella possibilità di una
comprensione interale dell’universo e quindi della possibilità di un senso: si
arriva al nihilismo.
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Forse quello che può sintetizzare meglio il pensiero di Del Noce è questo: date
certe premesse filosofiche,
certe scelte di fondo che possono sembrare solo teoriche, ne derivano, per una
stringente necessità logica
che non ammette deviazioni, conseguenze sul piano filosofico, morale, pratico:
ne derivano le scelte morali
e politiche, il nostro modo di vivere.
9
Quello che veramente dà il “sapore” alla nostra esistenza sono i rapporti
durevoli, non le gioie ed i piaceri
occasionali, non ripetibili, che passano e lasciano poco dietro di sé.
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Ora per difendere i crocefissi nelle scuole si parla di tradizione, non si ha
il coraggio di usare la parola
religione: è la nostra religione: la nostra religione fa parte della ricchezza
della nostra identità, come la
tradizione e tutto il resto.
7
Una filosofia nihilista ed esistenzialista come quella del Carifi: l’oblio
dell’essere, la ricerca di una
costruzione dell’uomo a frammenti, che non trova nessun punto di partenza; il
tema del silenzio: il silenzio
è il segno della mancanza dell’essere: dal silenzio dovrebbe emergere un essere
di cui si sente la mancanza,
ma che non può emergere, perché non è previsto come oggetto di conoscenza.
Manca l’intuizione, manca il
realismo. Forse l’antidoto sarebbe l’agricoltura: l’agricoltura prevede
qualcosa di reale con cui hai a che
fare, che non è posto da te, ma che si pone davanti a te, e ti risponde secondo
realtà.
6
Il realismo degli universali: solo considerando l’umanità in se stessa si può
concepire una salvezza portata
dall’unico Redentore, che, attraverso gli uomini che l’hanno conosciuto, possa
attingere tutti gli uomini, di
ogni tempo e di ogni luogo, salvo chiaramente l’adesione esplicita o implicita
di ciascuno.
5
Per combattere la giusta battaglia, bisogna identificare dei punti
qualificanti, che possano contenere
implicita tutta un’ideologia, delle specie di connessioni simboliche, che siano
sentite come vive, e siano al
tempo stesso imprescindibili da tutto un contenuto di valore (non l’espressione
ormai trita “di valori”). Uno
di questi è la festa: la festa ha in sé significati culturali, significati
teologici, significati sociali ben precisi: si
riferisce alla tradizione, alla nostra cultura, alla nostra religione. E poi la
festa, cosa importantissima,
presuppone il popolo: il popolo è una formazione sufficientemente omogenea, che
si riconosce appunto nei
simboli impliciti nella festa: la festa quindi corrobora il popolo, identifica
l’appartenenza, ripropone il valore
in cui il popolo si riconosce. In primo luogo bisogna rivalutare la Domenica:
la festa è un giorno
ontologicamente diverso dagli altri, in cui non si fanno le cose che si fanno
negli altri giorni: è una rottura
dello scorrere del tempo, che deve portare novità, riflessione, preghiera,
amicizia. Ancor più bisogna
affermare la diversità ontologica dei giorni delle feste importanti dell’anno:
il Natale, la Pasqua, sono giorni
che rompono il corso dell’anno, che segnano punti importanti. Il tema della
festa lo vedo fondamentale per
la nostra identità di popolo cristiano.
4
Se uno crede nella vita eterna, sa che la perfezione non è in questa vita, ma
in quella, e che per forza di
cose le cose di questo mondo non possono essere perfette; quindi cerca di
viverci nel modo migliore,
adattandosi alle sue imperfezioni; se invece uno crede che la vita sia solo
questa, si darà da fare come un
matto perché questo mondo raggiunga la perfezione, e crederà anche che sia
possibile; d’altra parte, per
lui, non esiste un altro luogo dove collocarla la perfezione. Cadrà così,
facilmente, nel perfettismo politico.
3
Non si può nemmeno ridurre il Cristianesimo ad una sociologia, come si sta
cercando di fare da una
cinquantina d'anni, almeno in Italia. E servirsi per questo scopo anche
dell'enciclica Caritas in Veritate è una
forzatura ancor più grande. Il tema di fondo del Pontefice è che la Carità è
"vera" solo se vive nella verità:
non si può dimenticare questo aspetto fondamentale e andare ad estrarre dal
testo solo i riferimenti a casi
particolari della vita presente. E' quella dimenticanza dei temi di fondo del
cristianesimo che serve per
poter dialogare "alla pari" con le ideologie. Ma le ideologie, lo
dice anche il papa, non sono più le padrone
del pensiero, oggi. Hanno fatto il loro tempo. E un cristianesimo secolarizzato
(privato cioè di tutti i
riferimenti al soprannaturale, che con le ideologie non sono omogenei e quindi
non sono confrontabili)
come quello che da tante parti viene proposto, è un'ideologia, superata come le
altre.
2
Il fatto è che il mondo secolarizzato di oggi è succube di un pensiero
scientista-radicaloide, di un antiumanesimo
che non si può combattere con le armi della dottrina sociale: bisogna
affrontarlo su un piano
più profondo: quella "rivalutazione dell'uomo" di cui papa Woityla si
è fatto appassionato propugnatore.
E sulla stessa linea si trova il nostro papa attuale (BenedettoXVI), quando
afferma che oggi il problema
sociale è il problema antropologico. E il problema antropologico non si cura
sul piano sociale: bisogna fare
uno sforzo di pensiero, ritrovare veramente la nostra Tradizione (la vita della
Chiesa si fonda paritariamente
sulla Parola, sulla Liturgia e sulla Tradizione), che si è confrontata col pensiero
dell'uomo nel corso di due
millenni, che ci lascia un retaggio che stiamo colpevolmente trascurando.
1
Siamo a problemi epocali: dobbiamo affrontare la sfida scientista-evoluzionista
alla legge naturale, la
negazione della creazione, della sostanza spirituale, e tutto quello che
consegue in tema di famiglia, di
libertà, di diritto alla vita; avete visto quante volte il papa (Benedetto XVI
nella caritas in veritate),che nei
confronti dell'evoluzionismo ha una concezione più severa di quella di Giovanni
Paolo II, nel testo
dell'enciclica fa riferimento alla concezione dell'uomo come evento casuale ed
irrilevante: e dice che se si
ha questa concezione non si va da nessuna parte, né nella verità, né nella
carità: eppure questa è la
concezione "ufficiale" che prevale nel mondo scientifico, ma non
solo: anche nell'ONU, nella Commissione
europea, in tutti i vari Zapateri che hanno posizioni di potere. Sappiamo che
le forze del male non
praevalebunt, ma sarebbe provocare veramente Dio astenersi dal fare quello che
è in nostra possibilità per
evitare il disastro. O forse crediamo anche noi che l'uomo è il tumore della
Terra, come crede l'ideologia
ambientalista, ispirata anche questa dall'evoluzionismo? Se non siamo noi forti
nel nostro patrimonio
culturale, possiamo essere travolti. Come possiamo essere travolti dall'ondata
dell'immigrazione, noi,
cultura debole, religiosamente apatica, di fronte a milioni di islamici
spietati e determinati.